Capitolo 2
Sono tornata a casa. Beh, casa? Sono tornata in gabbia. Da sola. Possibile che io mi sia ridotta così? Possibile che io mi sia ridotta nel mentire a tutti? Perfino a me stessa?
Dlin Don
Diamine no, Josie non è momento di piangere non ora. Mi alzo, così Josie. Un passo, poi un altro. Brava. Niente da fare. Sono caduta, non mi reggo. Sono due giorni che non mangio, il fatto è che mangio e poi subito rimetto.
Dlin don , Dlin don!
È un rumore fortissimo, o almeno lo è per me, che sto ferma e non riesco ad alzarmi. Non.. non capisco chi è, proprio no. Mi alzo aiutandomi con i tavolini e i mobili mi faccio strada e apro senza neanche sapere chi sto per ospitare.
-Josie!- E mi abbraccia. Chi è? Non realizzo.
-Josie, Josie! Mi sei mancata! Sto a vivere da te per due settimane!- Oh mio Dio, Kate! Faccio scendere le lacrime prima contenute, sono un mischio di tristezza e di gioia. Sai com’è, tutto alla fine viene fuori.
-Kate finalmente sei con me!-
Kate è la mia migliore amica. Ogni due settimane vive con me per farmi compagnia, grazie a lei starò meglio, ne sono sicura. È in stanza come me e sto bene, benissimo.
-Josie vado a sistemarmi-
Andata nell’altra camera. Mi sento male, cammino per mettermi sul divano ma non ce la faccio. Quindi cado dietro di esso. Mi metto a gattoni. No, è il mio corpo che mi sta comandando, non io che sto comandando lui. Una goccia sporca il tappeto. Niente, sto piangendo. Sto piangendo lacrime amare, ancora. Stringo i denti e i pugni. Mi sta scoppiando il cuore, ma non deve assolutamente far rumore. Non deve sentirmi Kate.
Oh diamine, sta venendo in sala!
-Josie ti volevo chiedere dove metter.. JOSIE!-
Mi ha vista, diamine! Mi ha vista! No, non si deve preoccupare per me. Non lei. Mi viene vicina e si mette anche lei a gattoni. Avvicina la testa alla mia.
-Josie, perché stai piangendo? C’è qualcosa che non so?- Dice con un filo di voce. Non è falsa, lo percepisco.
-Kate, perdonami ti prego- singhiozzo –ho passato l’Inferno in questo mese senza dirlo a nessuno, ma sai.. alla fine uno scoppia e.. – non concludo la frase. Ha capito.
-Josie, te la senti di raccontarmi tutto?- Me la sento? No, ma lei deve sapere. Lei ha bisogno di sapere. .. Non riesco a parlare, no.
-Josie, ma Scott lo sa quello che stai passando?!- Diamine, no! Non quel nome! Non ancora! No, diamine! L’avevo cancellato quel nome!
Le braccia cedono e mi accascio giù mettendomi le mani sulla testa. Ti prego, ferma tutti questi ricordi! Ti prego!
-Josie! Che ti ha fatto quel frocio?- Non rispondo, ti prego Kate.. smettila!
-Josie! Parlami!- Ti prego Kate, non voglio parlare.. non riesco a parlare!
-Josie, io voglio sapere tutto-
Sospiro.
-Ero.. a casa.. di .. Scott. Eravamo tutti e due sul divano.. e lui mi ha presa e mi fa.. ‘Josie tu hai sedici anni, io diciotto.. direi che siamo pronti’ io.. io sono una scema Kate, io non avevo capito! Allora lui mi mette su di lui.. e iniziamo a baciarsi.. è normale tra fidanzati! Allora mi inizia a togliere la maglia e mi ha tolto i pantaloni.. e lui lo stesso.. io ho.. realizzato e gli ho detto ‘Stai fermo’ lui ‘Che c’è? Ora non ti fidi di me?’ e io.. – Mi fermo, mi asciugo le lacrime che sono scese fin troppe. –Scusami.. io gli faccio ‘Si, mi fido ma..’ ‘Ma cosa, Josie?!’ ‘Ma non mi sento pronta!’ E..- Riecco le lacrime. Josie è quasi finita, respira. –E lui mi ha tirato uno schiaffo e mi ha fatto cadere giù dal divano.. mi ha lanciato i vestiti addosso e mi ha urlato ‘esci, non vali niente, vattene mignotta..’- Alzo gli occhi, immagino la faccia impietosita di Kate.
Invece no.
Kate sta piangendo insieme a me.